Il Consiglio dei Ministri del 9 dicembre 2024 ha approvato il dl cosiddetto Milleproroghe (a breve in GU) in cui è presente il rinvio al 1° gennaio 2026 dell’applicazione del nuovo regime di esenzione (e non più di esclusione) Iva per le attività corrispettive rese dagli enti del Terzo settore ai propri associati.
Come riportato nel comunicato stampa pubblicato sul portale della Presidenza del Consiglio dei Ministri il 9 dicembre 2024 si proroga al 1° gennaio 2026 il termine a decorrere dal quale trova applicazione il nuovo regime di esenzione Iva per le operazioni realizzate dagli enti associativi di cui all’articolo 5, comma 15-quater del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146.
Il riferimento è, in particolare, alle cessioni e prestazioni effettuate dietro pagamento di specifici corrispettivi o contributi a favore di soci e tesserati, come da finalità istituzionali, da parte di associazioni politiche, sindacali, di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extrascolastica della persona, cessioni e prestazioni che fino a gennaio 2026 risultano ancora escluse dall’Iva, e quindi non rilevanti ai fini di tale imposta.
Il passaggio dal regime di esclusione a quello di esenzione Iva, inizialmente previsto per il 1° gennaio 2025, avrebbe comportato nuovi oneri per molti enti di tipo associativo, tra cui la possibile apertura della partita Iva (per i soggetti interessati dalle operazioni di cui sopra).
La proroga concederà un anno in più per adeguarsi alle nuove disposizioni, soprattutto per le piccole associazioni con risorse limitate, gli enti che devono ancora completare la digitalizzazione, le organizzazioni che necessitano di consulenza specializzata, le realtà che devono riorganizzare la propria struttura amministrativa.
La variazione da esclusione a esenzione IVA è peraltro una misura necessaria e inevitabile, determinata dalla procedura di infrazione avviata dall’Unione Europea nel 2008 nei confronti dell’Italia. Questo cambiamento mira ad allineare la normativa italiana a quella comunitaria, garantendo maggiore coerenza e uniformità.
[Tratto da Cantiere Terzo Settore, con adattamenti]